I.M.ART

domenica 13 marzo 2016

Rudolf Nureyev: un ricordo indelebile per la Danza




Intramontabile nel panorama della danza: un personaggio che ha lasciato il segno, un ricordo, un tocco di sé in questa Arte che abbiamo a cuore.

Nato il 17 marzo 1938 su un treno della Ferrovia Transiberiana. Cominciò a prendere lezioni di danza all'età di undici anni da un'anziana insegnante, la signora Udeltsova, che aveva fatto parte dei leggendari "Ballets Russes".

A causa dello scompaginamento della vita culturale russa causato dalla Seconda Guerra Mondiale, Rudolf Nureyev non fu in grado di entrare in una scuola di danza fino al 1955, quando gli si aprirono le porte della prestigiosa scuola di ballo del Teatro Kirov, dove si diplomò e fu ammesso in compagnia.
Vincitore del prestigioso premio al concorso nazionale di balletto classico a Mosca nel 1958, danzando il Pas de Deux del “Corsaro”, come rappresentante del Kirov, diede prova delle sue capacità sul palcoscenico.
A dispetto dell'età avanzata, fu immediatamente riconosciuto il suo immenso talento, ma anche il suo carattere estremamente difficile. In soli due anni, Nureyev divenne uno dei ballerini più famosi in Unione Sovietica e nel 1961 ebbe l’opportunità di esibirsi a Parigi incantando il suo pubblico e i critici presenti.

Durante la tournée in Europa, come molti artisti suoi compatrioti, chiese asilo politico alla Francia, per sfuggire all'oppressivo regime sovietico, alle sue imposizioni e gerarchie.
Infrante le regole di regime, infranto il divieto di espatriare, Nureyev decise di rimanere in Europa, tornando in Russia solo nel 1987.

Rudolf divenne immediatamente una celebrità in Occidente.
La defezione diede, inoltre, a Nureyev la libertà personale che gli era stata negata in Unione Sovietica: era diventato un anticonformista e un ribelle agli occhi di tutti, ma allo stesso tempo cambiò l’epoca novecentesca in cui ha vissuto.

Durante i suoi viaggi, Nureyev incontrò Margot Fonteyn, una delle migliori ballerine inglesi del suo tempo, con la quale iniziò una proficua collaborazione professionale e d'amicizia. Lo introdusse al Royal Ballet di Londra, che rimase la base di Nureyev per tutta la successiva carriera di ballerino. Insieme i due grandi ballerini trasformarono, grazie alla loro interpretazione, i balletti fondamentali come il Lago dei cigni e Giselle.


Nureyev fu molto influente nell'ambito della danza classica: da un lato egli accentuò l'importanza dei ruoli maschili, che a partire dalle sue produzioni vennero sviluppati con molta maggiore cura per la coreografia rispetto alle produzioni precedenti. Dall'altro lato, grazie a lui, venne abbattuto il confine che c’era tra balletto classico e danza moderna. Nureyev, infatti, danzò entrambi gli stili, pur essendo stato formato come ballerino classico.






“ Io lavoro e ballo con le mie energie mentali, miei muscoli sono solo un mezzo per esprimermi ”



L’intervento di Nureyev sul repertorio fu determinante per il futuro della danza: possiamo dire che tolse tutto ciò che era vecchio e non aveva più, per lui, importanza. Preferì entrare nella psicologia dei personaggi, lavorare sull’immedesimazione, sulle modalità di coinvolgimento del pubblico per trascinarlo nel turbine della danza.

Rilesse i classici e ne creò le sue versioni, ancora oggi riprese e utilizzate in molti teatri del mondo, in particolare all’Opéra di Parigi di cui, nel 1983, fu nominato direttore fino al 1990. Fu proprio da quel momento che si dedicò, oltre alla danza, alla direzione dell'Opera ed alla promozione di giovani ballerini.

Nonostante la progressione della malattia, iniziata nel 1982, lavorò senza sosta fino alla fine della sua vita. Per un primo periodo negò la malattia, ma con il compimento dei quarant'anni, iniziò l'inevitabile declino della straordinaria potenza fisica di Nureyev. Egli, tuttavia. continuò per molto tempo ancora ad interpretare ruoli da protagonista nei grandi balletti classici, lottando con costanza fino al 1993 quando si spense a Parigi.



" E’ la mia condanna, forse, ma anche la mia felicità.
Se mi chiedessero quando smetterò di danzare, risponderei: quando smetterò di vivere”



Nella sua ultima apparizione in pubblico venne accolto da un emozionante applauso e anche io vorrei
dedicargliene uno personale, qui. Un applauso silenzioso, che riecheggia nei cuori di noi ballerini.

Vi lascio con una sua lettera, LEGGETELA vi prego!
-->   Lettera alla danza
                                                                                                               Federica

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