Giulia Rossitto si è formata alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala sotto la direzione di Anna Maria Prina.
Ammessa alla scuola all’età di 11 anni, frequenta gli otto anni accademici, nel corso dei quali è
vincitrice di diverse borse di studio per merito .
Consegue il doppio diploma in danza classica e contemporanea, con ottimi voti, ed entra immediatamente a far parte del prestigioso corpo di ballo del Teatro alla Scala, diretto allora da
Frederic Olivieri.
Ammessa alla scuola all’età di 11 anni, frequenta gli otto anni accademici, nel corso dei quali è
vincitrice di diverse borse di studio per merito .
Consegue il doppio diploma in danza classica e contemporanea, con ottimi voti, ed entra immediatamente a far parte del prestigioso corpo di ballo del Teatro alla Scala, diretto allora da
Frederic Olivieri.
Dal 2006 sceglie di intraprendere la carriera di docente e si dedica esclusivamente
all’insegnamento.
Abbiamo avuto l'onore di intervistarla per voi ..
Ecco cosa ci ha raccontato ..
Abbiamo avuto l'onore di intervistarla per voi ..
Ecco cosa ci ha raccontato ..
-Ci racconta come è iniziato il suo percorso nel mondo della danza?Ho iniziato da piccolissima per gioco. A soli quattro anni frequentavo un corso di danza due volte a settimana nella scuola vicino casa. Ricordo ancora oggi che per me era un momento di gioia e di grande divertimento. Qualche anno dopo, fu la mia insegnante a consigliarmi di fare l'audizione alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala e così ho iniziato il mio percorso professionale. Ancora oggi la ringrazio per avermi indirizzato verso questa bellissima strada.
-Ottima ballerina in scena, ma giovanissima ha scelto di stare “dall'altra parte” ,quando è arrivato e come, questo momento ?È sempre stato il mio sogno sin da bambina...io volevo “fare la maestra”. Nella mia famiglia, sia mia madre che mia nonna sono docenti. Chissà, forse c'è un'influenza genetica! Da piccola, quando tornavo a casa dopo la lezione di danza, indossavo una gonnellina lunga e giocavo ad imitare la mia insegnante, inventavo gli esercizi e facevo finta di correggere le mie compagne...Credo che questo desiderio sia stato sempre dentro di me. Quando ho scelto di smettere di ballare, rinunciando al contratto con il corpo di ballo del Teatro alla Scala, sentivo che iniziare ad insegnare era esattamente quello che volevo fare. Ricordo ancora il colloquio con l'allora direttore Frederic Olivieri che, credendo molto in me e avendo progetti sulla mia carriera di danzatrice, non condivideva la mia scelta di abbandonare la scena. Ancora oggi quando ci incontriamo, ricordiamo insieme quell'episodio. Lui poi ha capito la mia decisione e mi ha sempre sostenuto e apprezzato.
-Ha mai avuto dei ripensamenti sulle scelte prese? No. Mi è stato anche spesso proposto di ricominciare a ballare. Devo dire che il palcoscenico non mi è mai mancato, ma ho sentito e sento ancora spesso la mancanza della lezione. La classe di danza è la cosa che ho sempre amato di più, anche quando ballavo come professionista. Quando posso, quando il tempo me lo permette, vado a studiare, mi rimetto in gioco, faccio la sbarra e torno ad essere allieva. È qualcosa che mi fa sentire bene e che considero fondamentale nel mio lavoro. Soprattutto se si inizia da giovani, non bisogna mai smettere di studiare. C'è sempre qualcosa di nuovo da imparare.
-Ha degli esempi come insegnante? Sì, sicuramente tutti i miei maestri della scuola di ballo e del corso di formazione per insegnanti del Teatro alla Scala; da ciascuno di loro ho appreso qualcosa di importante. Ci sono poi delle insegnanti, in particolare, che restano il mio principale punto di riferimento, persone che ho avuto la fortuna di incontrare nel mio percorso e che stimo molto. Oggi, il più grande esempio che ho l'opportunità di seguire è quello della signora Paola Jorio, direttrice della Scuola del Balletto di Roma in cui insegno dal 2012. E' un'insegnante eccellente e una donna di grande esperienza, ogni giorno imparo da lei qualcosa di nuovo e cerco di farne tesoro.
-Le emozioni di ballerina sono differenti da quelle di insegnante nel vedere i propri allievi in scena? Si, sono entrambe emozioni bellissime. Non saprei come esprimerle a parole perché si tratta di esperienze intense, personali e molto diverse tra loro...Provo a farlo raccontando quello che mi è accaduto proprio oggi: una mia allieva ha vinto il primo premio ad un concorso. Sono stata io a prepararla, ad accompagnarla e a sostenerla durante l'intero percorso. Ero con lei prima, durante e dopo. E alla fine è stato come se avessi vinto anche io. Abbiamo vinto insieme!
-Cosa cerca di trasmettere ai suoi allievi? Insegnare è un compito importante e richiede grande responsabilità. Sei un modello, un punto di riferimento per l'allievo. Senza dubbio devi trasmettere tutta la tua conoscenza e la tua esperienza, ma devi anche condurre l'allievo a gioire dei piccoli progressi quotidiani, ad avere fiducia nelle proprie capacità, a non arrendersi e ad affrontare le frustrazioni con sentimento positivo. Cerco di trasmettere il valore fondamentale che hanno la volontà, la costanza e la concentrazione nello studio di questa meravigliosa disciplina. Soprattutto, vorrei riuscire a trasmettere a tutti i miei allievi la gioia di ballare.
-Che consigli dà ai suoi allievi?Io trovo che quella per la danza sia una passione bellissima e che per un giovane, al giorno d'oggi, la cosa più bella che ci possa essere sia quella di scoprire la propria grande passione. Personalmente, consiglio sempre di studiare danza indipendentemente dall'ambizione di una carriera futura che potrà esserci come non esserci. Sono troppi e incontrollabili i fattori che determinano il successo artistico in questo mondo difficile e selettivo. Non è facile prevedere cosa accadrà nel futuro di un giovane che inizia a studiare danza. E' un dono che va coltivato con il massimo impegno e la massima determinazione, anche per il solo puro piacere di danzare. Inoltre la disciplina che caratterizza la formazione di un ballerino è molto preziosa perché lo accompagnerà come un saldo riferimento in ogni momento della sua vita. Credo che la danza educhi, in qualche modo, ad affrontare la vita stessa.
Ai miei allievi consiglio anche di ringraziare sempre i genitori che spesso fanno enormi sacrifici per permettere ai figli di studiare. A loro va un ringraziamento speciale.
-Quali difficoltà incontra oggi?Oggi trovo che appassionarsi a qualcosa sia sempre più difficile per le nuove generazioni. La difficoltà che incontro spesso è quella di riuscire a far capire ai giovanissimi che per ottenere risultati concreti ci vuole tempo, duro lavoro e molta costanza. A volte leggo in loro il desiderio di "ottenere tutto e subito" e facilmente sopraggiunge la delusione. Vanno aiutati a comprendere che non bisogna mollare, che la determinazione, il lavoro serio, onesto e costante sono gli ingredienti che servono per raggiungere i migliori risultati.
-Trova differenze tra gli allievi di oggi e quelli di ieri?Quali? Più che altro trovo differenze tra gli allievi di oggi e quelli di oggi. Ogni allievo è diverso, con una propria personalità, un carattere e un proprio mondo psicologico che va individuato, compreso e rispettato.
-Quali sono i suoi progetti a breve e lungo termine? Ne ho tanti, ho dei progetti e anche dei sogni nel cassetto, ma preferisco non svelarli!
-Rita levi Montalcini diceva:”mai andare in pensione”. Cosa ne pensa? Nel caso delle insegnanti di danza ritengo che l' età della pensione dovrebbe essere relativa alle energie e alla motivazione dei singoli. E' un lavoro meraviglioso. Fin quando sei in grado di dare il massimo ai tuoi allievi devi continuare!
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