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giovedì 21 aprile 2016

Damiano Artale - Il Principe dagli Occhi come il mare

Damiano Artale, siracusano d'origine, occhi azzurri come il mare della sua Sicilia, capelli scuri , giovane e affascinante , il principe azzurro danzante che tutte sognerebbero , ora il volto della campagna pubblicitaria di Giorgio Armani "Frames of Life" - di seguito vi proponiamo il link
Diplomato presso la Scuola di Ballo del Teatro alla Scala sotto la direzione di F.Olivieri , ha fatto parte di diverse importanti compagnie , come  Ballet de l’Opéra National du Rhin e del Ballet du Grand Théâtre de Genève, e dal 2013 solista di Aterballetto a Reggio Emilia.
Lo abbiamo incontrato per voi e ha risposto gentilmente a tutte le nostre domande...eccole


- Quanto è importante la tecnica, e quanto l’artisticità nella definizione di danzatore? Tecnica e Artisticità credo siano equamente importanti e complementari per un danzatore. Un perfetto esecutore non sarà mai un bravo interprete se privo di artisticità.
- Qual' è l’esercizio che ama di più durante la lezione? e quale di meno? L'esercizio che preferisco a lezione è quello dei "salti" piccoli e grandi.Quello che meno mi rappresenta è forse l'adagio.
- A cosa sta lavorando ora? Oltre alle svariate performance del repertorio di Aterballetto che mi porteranno a breve ad esibirmi in Germania, Finlandia e varie parti d'Italia, sto realizzando EMME, la mia nuova creazione per una danzatrice della compagnia, che debutterà il 9 giugno alla Fonderia39 di Reggio Emilia ,un lavoro ispirato alla simbolica figura di Maria Maddalena, che vi svelerò piu avanti .
- Qual è la sua forza? La mia forza è la costanza nel continuare a credere profondamente nel mio lavoro.
- Mi racconta un aneddoto della sua carriera? Mi trovavo al Teatro Valli di Reggio Emilia e il maestro Jiri Kilyan curava la prova che precedeva la Premiere del passo a due 14'20''. Non dimenticherò le sue ultime parole prima dell'apertura del sipario :" Ragazzi rischiate, perché se rischiate avrete il 50% di possibilità di fare qualcosa di straordinario o di mediocre. Se non rischiate il risultato sarà certamente mediocre".
- Si è mai sentito ferito o attaccato nella sua carriera? Le ferite, se così posso definirle, risalgono agli esordi della mia carriera. Frequentavo la Scuola di Ballo del Teatro alla Scala e non essendo il prototipo ideale del danzatore classico, venne spesso messa in discussione la mia attitudine nei confronti di questa professione. Opinioni contrarie mai realizzate, altro non hanno fatto che rafforzare la mia determinazione.
- Come gestisce l’emozione prima di andare in scena? Faccio sempre il segno della croce prima di salire sul palco.
- Trova diversità tra i danzatori di oggi e quelli di ieri? I danzatori di una volta erano sicuramente meno versatili di quelli di oggi. La crescita e l'evoluzione del repertorio, anche in campo contemporaneo, ha obbligato i danzatori ad aprirsi a nuovi stili e qualità di movimento.
- Rita Levi Montalcini diceva: “Mai andare in pensione”. cosa ne pensa? La pensione, per un danzatore o per chi come me ha a che fare con il proprio corpo tutto il giorno, è il canto del cigno. Il limite massimo oltre il quale il nostro corpo non risponde più con la stessa reattività di un tempo. La pensione si limita al corpo, non allo spirito. Si ritira l'atleta non l'artista.
Per il futuro come ti vedi? Per i prossimi uno o due anni sicuramente qui a Reggio Emilia con Aterballetto,ma mi piacerebbe comunque incrementare le occasioni di insegnamento e creare nuove coreografie.
- Moda e danza , c’è un unione? La moda come la danza è una forte espressione d'arte, come un danzatore si dedica per mesi alla realizzazione di uno spettacolo, ugualmente un fashion designer crea la sua collezione da presentare poi in sfilata. Dedizione, impegno e creatività legano queste realtà.


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